Sono calchi corporei in gomma siliconica, involucri vuoti, copie marginali-superficiali dell’artista, attendibili riproduzioni che riduc(conduc)ono l’essere umano a una sfera che è solo dell’(impietoso) apparire; mute umane prive di pigmentazione, bianchi simulacri, che hanno le velleità dell’autoritratto. Mantenendo i propri tratti somatici, il nudo corpo si fa oggetto dell’indagine artistica, diventa punto focale per bizzarre manipolazioni genetiche, assurde disfunzioni del – sintetico – rivestimento epiteliale. Tali alterazioni morfologiche sono talvolta delle regressioni in cui le estremità anatomiche (testa, braccia e gambe) scompaiono all’interno del torso quasi fossero risucchiate da una forza centripeta.
In un ironico gioco delle parti, l’artista fa scherno di sé infliggendo ai suoi cloni contrazioni più o meno evidenti.