Non è da tantissimi anni che ho scoperto il potere terapeutico del bosco. Mi sono ritrovato quasi per caso a frequentare il territorio appenninico nei pressi del Passo della Futa, proprio al confine tra Emilia e Toscana. In un periodo di forte stress lavorativo ho iniziato a fare lunghe camminate sui crinali che dividono queste due Regioni e ho scoperto quanto questo camminare in solitaria, mi aiutasse a ritrovare la serenità e le energie per affrontare tutte le avversità della vita. Ero sempre stupito di come uscissi dal bosco con un sorriso ebete stampato sulla faccia. È giunto il momento di restituire e ringraziare.
Il lavoro che ho eseguito in occasione di questa residenza in Aspromonte ha il sapore di un rituale quasi sciamanico. Una grande pelle di mucca conciata dall’uomo per i propri scopi di produzione industriale, viene restituita al sottobosco in modo che possa lentamente decomporsi e ritornare ad essere nutrimento per la natura. Ho più volte utilizzato pelli animale nel mio lavoro, cercando sempre di riportare alla tridimensione queste piatte, bidimensionali conce di animale, tentando sempre un’utopica rianimazione della bestia. In questo caso, la concia è stata riportata alla tridimensione e innestata letteralmente nel sottobosco in un inedito rituale di sepoltura. Solo una parte dell’animale resta in evidenza e riporta sulla schiena un mandala-mantra che simboleggia il tentativo della ricerca di un nuovo equilibrio tra uomo e natura. Tornare alla terra per non essere morti invano.