“Privacy” 2018, Teatro Duse, Bologna.
Nell’epoca dei social network, diventa paradossale che se da una parte, le leggi sulla privacy si fanno sempre più stringenti, dall’altra le persone sono sempre più propense a esibire la propria vita privata. Il concetto di diritto alla privacy, storicamente definito come il “diritto ad essere lasciato da solo” stride con il desiderio istintivo degli esseri umani a esporsi continuamente volendo narrare le proprie gesta.
Già in epoca medievale, l’iconografia della Madonna della Misericordia, dava di fatto la possibilità alla committenza privata di essere protagonista del dipinto commissionato, facendosi raffigurare in primo piano.
Finotti prende a prestito questa tipologia iconografica, per coinvolgere lo spettatore nella scena principale.
La prima cosa che salta all’occhio di chi osserva però, è che l’impianto iconografico sia sprovvisto di un’icona. Sotto l’abbraccio misericordioso del mantello non restano che i visitatori della mostra a entrare in scena. La protagonista sembra essersi assentata, forse per concedersi finalmente un momento di privacy.